mercoledì 24 febbraio 2010

Totò terzo uomo Set: Formia e Minturno

Totò terzo uomo è un film del 1951, diretto da Mario Mattoli.

Trama

In un piccolo paesino vivono Pietro e Paolo (entrambi interpretati da Totò), 2 fratelli gemelli diversissimi tra loro; Pietro, sindaco del paese, è burbero, preciso, pignolo tutto d'un pezzo e non lascia mai parlare la moglie (Bice Valori); totalmende diverso dal fratello è Paolo, che ama la bella vita, le belle donne, come la moglie dell'oste Oreste (Carlo Campanini) a discapito della moglie. La diatriba tra i due fratelli si riperquote su tutto il paese, perché la costruzione del nuovo carcere, che darà pane e lavoro a tutti, sorgerà su un terreno di proprietà di Paolo e nonostante già ci sia la delibera comunale all'acquisizione del terreno da parte del comune, Pietro si rifiuta di portare avanti la transazione col fratello, bloccando così l'inizio dei lavori, perché tema si possa pensare che faccia favoritismi al fratello. A tentare di approfittare della situazione ci proverà Anacleto (Aroldo Tieri), sarto + bravo ad imbastire truffe che vestiti, che in galera ha conusciuto Totò, 3° fratello gemello segreto di Pietro e Paolo e una volta uscito di galera lo ha istruito per entrare a casa di Pietro, spacciandosi per quest'ultimo e farsi dare i soldi spettanti a Paolo per la vendita del terreno. La messa in scena genera una serie di equivoci, perché Toto, nelle vesti di Pietro, si comporterà in modo totalmente diverso dal burbero sindaco, generando non pochi equivoci, ma uscendone a mani vuote perché i soldi sono stati direttamente consegnati dal messo comunale a casa di Paolo. Per recuperarli Totò entra pure a casa di Paolo, spacciandosi per quest'ultimo creando altri equivoci con la moglie di quest'ultimo, senza però recuperare i soldi per l'arrivo del vero Paolo. Pietro e Paolo convinti rispettivamnte che l'altro sia entrato a casa sua spacciandosi per lui si denunciano al procuratore; così mentre va in scena un processo surreale senza capo ne coda, Totò viene rapito dall'Oste Oreste che credendolo Paolo, vuole farlo fuori per gelosia; Totò riesce a salvarsi grazie all'aiuto dell'ubriacione del paese, l'unico che aveva visto sia Totò che Paolo uscire da casa di quest'ultimo, ma non era stato creduto perché sempre ubriaco. Intando in tribunale tra la confusione generale qualcuno inizia a sospettare che possa esistere un 3° fratello col giudice pronto a mangiarsi il suo sigaro se saltasse fuori, Pietro a regalargli il suo capanno da pesca e Paolo il suo fucile e i suoi cani da caccia; proprio in quel monento Totò raggiunge il tribunale rivelando la verità.

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